Il cervello emicranico è iperattivo, sensibile e viaggia sempre a tutto gas

C come CERVELLO emicranico

Milioni di volte mi sono chiesta in questi 34 anni di emicrania «Che cosa non funziona nel mio cervello?». Per tanto tempo l’ho odiato perché lo percepivo difettoso, perché non riuscivo a comprendere per quale motivo dovesse farmi soffrire così tanto.

Se dieci anni fa qualcuno mi avesse detto «Guarda che in realtà la tua emicrania è utile perché il tuo cervello cerca di preservare il tuo stato di salute il più a lungo possibile» probabilmente la mia risposta sarebbe stato un sonoro «Vai a quel paese!».

Ma dieci anni fa non ero pronta a cambiare prospettiva, non avevo sufficienti informazioni per guardare la mia malattia da un punto di vista diverso. Non ero pronta per ascoltare la risposta alla domanda che tutte/i noi dovremmo porci per poter accettare e gestire la nostra malattia neurologica, ossia «Come funziona il mio cervello emicranico?».

Mi ci è voluto un ricovero per disintossicarmi dai farmaci, la scintilla che mi ha fatto decidere di mettere online il blog, la lettura di diversi libri/articoli e l’anticorpo monoclonale per non provare più rabbia e amarezza quando mi viene detto che la mia emicrania è un’efficiente (e, oserei aggiungere, un pochino petulante) guardiana della mia salute.

Un cervello sempre sveglio e molto sensibile

C’è una cosa che madre natura ha insegnato al cervello delle persone che soffrono di emicrania: bisogna stare sempre in guardia, essere sveglio e vigile, pronto a segnalare qualsiasi cosa che disturbi il suo equilibrio, qualsiasi fattore che possa rappresentare un potenziale pericolo per lo stato di salute dell’individuo; responsabile di questa iperattività è la corteccia prefrontale che, come sottolinea Barbanti, «è informata di qualunque cosa accada dentro e fuori di noi» ed «è sempre inquieta e mai perfettamente a riposo».

Durante l’attacco emicranico, infatti, i vasi intracranici si dilatano facendo affluire al cervello più ossigeno e anche più globuli bianchi per difendere il nostro organismo da un eventuale attacco.

Meraviglioso, sì… lo sarebbe, se il cervello emicranico non fosse così sensibile da percepire il pericolo anche dove non c’è; le terminazioni nervose a protezione del cervello nel caso di un soggetto emicranico si attivano senza motivo di fronte a stimoli che per le altre persone sono totalmente innocui (cibi, odori, stati di ansia, variazione delle ore di sonno, cambiamenti di temperatura, fluttazioni ormonali… insomma, i famosi trigger).

Nel momento in cui i sensori delle meningi si attivano, le loro terminazioni liberano diverse sostanze tra cui il CGRP (peptide correlato al gene per la calcitonina) che fa dilatare i vasi sanguigni e al tempo stesso li rende più permeabili e infiammati; questa infiammazione rende i vasi dolenti e pulsanti: più i vasi si dilatano, più il sensore si attiva e reagisce, più il dolore diventa forte dando il via a un circolo vizioso che a volte impiega anche 3 giorni per disinnescarsi (le interminabili 72 ore tipiche dei peggiori attacchi di emicrania).

Un cervello che va a tutto gas

Oltre a essere un soldato impavido sempre in prima linea e pronto a difenderci, il cervello emicranico ha un’altra caratteristica: i suoi neuroni «sono paragonabili a una Ferrari dotata del serbatoio di una Smart e guidata in pista da Sebastian Vettel».

Sono neuroni iperattivi che viaggiano sempre a tutto gas e che però, hanno poco carburante a disposizione: quando il cervello emicranico si attiva per combattere i suoi nemici (ad esempio, un picco ormonale o la mancanza di sonno dovuta a una notte insonne) spesso è già in riserva e deve fermarsi per «fare il pit-sop»; quello è il momento in cui parte l’attacco e arriva il dolore.

Un cervello povero di serotonina, noradrenalina e dopamina

La serotonina e la noradrenalina sono sostanze che hanno un ruolo chiave nel controllo del dolore, possiamo considerarle a tutti gli effetti il nostro personale estintore del dolore. Diversi studi clinici hanno evidenziato che i neuroni delle persone che soffrono di emicrania hanno al loro interno un numero inferiore di vescicole in cui risiedono questi neurotrasmettitori: è facile intuire che se il nostro estintore è troppo piccolo sarà difficile riuscire a spegnere il dolore in modo efficace e in breve tempo.

Un altro neurotrasmettitore che scarseggia nel cervello emicranico è la dopamina, sostanza che tra i vari meccanismi regola quelli relativi al sonno, alla nausea e al vomito: la sua carenza spiega, infatti, come mai chi soffre di emicrania sperimenta sbadigli e sonnolenza come prodromi dell’attacco e nausea e/o vomito come sintomi che accompagnano il dolore.



Comprendere come si comporta il mio cervello, essere consapevole che sono una persona con un cervello molto attivo e sensibile e che ha bisogno di sostegno per adattarsi meglio ai cambiamenti che alterano il suo equilibrio mi ha permesso di capire quanto è importante:

  1. trovare le giuste terapie per prevenire gli attacchi e per gestire il dolore
  2. evitare il fai da te con i farmaci sintomatici che possono causare cefalea da rimbalzo
  3. monitorare attentamente l’andamento della mia emicrania con il diario della cefalea per individuare i miei trigger
  4. trovare lo stile di vita più adeguato per me cercando, nel limite del possibile, di vivere appieno e di non catalogare dentro di me eventuali rinunce come un fallimento o come un segnale di inadeguatezza.

E voi, amiche e amici, conoscevate già le caratteristiche del cervello emicranico?
Sono curiosa di conoscere le vostre opinioni in merito e vi aspetto nei commenti o sui social per parlarne insieme.

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7 commenti su “C come CERVELLO emicranico”

  1. Io associo la mia emicrania cronica a un cervello brillante, che si stimola volentieri, molto iperattivo, intelligentissimo ma soprattutto lo associo a un vulcano in piena eruzione lavica, pieno di fuoco, scintillii e zampilli.

  2. Ho un cervello che si nutre di stimoli e non mi accorgo quando è troppo. Non ho trovato un equilibrio tra sonno e veglia, amo alzarmi la mattina molto presto ma la sera sono spesso pimpante e poche ore di sonno penso possano essere un trigger! Quindi vorrei far riposare il mio cervello un po’ di più .. ore ideali di sonno? Dicono soggettive ma per gli emicranici non troppe non poche

  3. Compliementi per l’articolo, molto ben scritto ed esaustivo.
    In attesa dell’inizio della terapia con anticorpi monoclonali, il neurologo da cui sono in cura mi ha prescritto il Tript-HO come “terapia ponte” e l’ho trovato molto efficace. Posso dire che sia l’unico farmaco di terapia preventiva che abbia fatto effetto su di me, a differenza di tutti gli altri farmaci “classici” che hanno miseramente fallita. Siccome il Tript-HO agisce sulla serotonina, ne ho dedotto che il mio cervello ne sia carente come giustamente rimarcato nell’articolo qui sopra.

  4. Ormai non avevo più speranze di capire cosa ci fosse dietro alla mia emicrania con aura! Quello che scrivi mi ha fatto capire come funziona il nostro cervello !

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