Giada ha 23 anni e vive a Reggio Emilia.
Combatte contro la cefalea da quando ha 2 anni.
Lavora come estetista e responsabile tecnica in un centro estetico.
Questa è la sua storia.
Di che tipo di mal di testa soffri?
Soffro di cefalea ereditaria.
Chi ti ha diagnosticato la cefalea ereditaria?
I primi ad accorgersene sono stati i miei genitori: ogni tanto iniziavo a diventare silenziosa, a tenere la testa piegata sulla spalla destra e a vomitare. Mio papà che conosce bene questa malattia – perché anche lui, ahimè, ne soffre – si è subito insospettito.
Dopo le prime visite dal pediatra – che già aveva ventilato l’ipotesi di una cefalea ereditaria – la diagnosi è stata confermata nel 2014 dal centro cefalee di Parma.
Quando hai l’attacco di cefalea come si manifesta il dolore e da che sintomi è accompagnato?
Gli attacchi di cefalea sono preceduti da sonnolenza o spossatezza. Il dolore inizia come un leggero ronzio localizzato sul lato destro per poi trasformarsi in un dolore pungente e profondo che parte dall’occhio, passa dalla tempia e arriva fino al collo, risvegliando anche la cervicale di cui soffro da 5 anni circa. Quando gli attacchi si prolungano mi portano anche nausea e vomito rendendo difficile fare qualsiasi cosa, perfino parlare.
Quanto tempo dura in media un tuo attacco di mal di testa?
La durata dell’attacco dipende molto dalla tempestività con cui assumo i medicinali: se li prendo subito in 20 minuti mi passa; se invece, per qualsiasi motivo non riesco ad assumerli immediatamente, l’attacco mi dura 2 o 3 ore, ma una volta terminato continuo a sentire il ronzio.
Quanti giorni di cefalea hai in un mese?
In un mese ho 6/7 giorni di cefalea, circa 1 o 2 a settimana
Quali medicinali prendi per la cefalea?
Quando ho gli attacchi prendo Oki, Moment o Spidifen.
Per prevenirlo prendo degli integratori a base di magnesio.
Oltre ai medicinali, cosa ti dà sollievo quando hai mal di testa?
Dopo tanti anni di sofferenza, ho trovato alcune cose che riescono a fermarlo o alleviarlo:
– bere un caffè
– bere Coca Cola, soprattutto quando ho la nausea
– mettere qualcosa di caldo sul collo e sulla testa, ad esempio un foulard di seta che scalda senza farmi sudare
– rare volte mi aiuta mangiare, quando mi accorgo che l’attacco è stato scatenato da una carenza di zuccheri.
Hai provato terapie alternative alla medicina tradizionale per la cefalea?
Per il momento no.
A livello emotivo, come ti senti e come vivi questa malattia?
Soffro di cefalea da quando ho 2 anni quindi da, beh, ormai 21 anni… Aiuto! Quando ho l’attacco mi innervosisco molto, sono diventata insofferente a questo dolore e quindi non riesco proprio a tollerarlo. Convivere con questa malattia mi ha resa insofferente anche verso altre tipologie di dolore: se mi viene, ad esempio, mal di pancia non riesco a sopportarlo perché sono davvero stanca di soffrire.
Quando il dolore persiste, oltre al malessere generale, mi sento veramente molto scoraggiata perché mi rendo conto di quanto questa malattia sia limitante e mi impedisca di vivere serenamente la quotidianità.
Infatti, oltre allo sconforto, vivo con l’ansia che arrivi nei momenti meno opportuni (come poi spesso succede): quando sei a lavoro, quando hai organizzato qualcosa con i tuoi amici o quando sei in vacanza; tutti quei momenti in cui vorresti essere al tuo massimo e invece arriva il cerchio alla testa, senti pulsare la tempia… ed eccoti qui, cara la mia amica cefalea!
Ho perso il conto delle cose che il mal di testa mi ha rovinato, però, ce n’è una in particolare che ci tengo a raccontare proprio per far capire meglio lo stato d’animo di chi lotta quotidianamente con questa malattia. Il 24 novembre di 5 anni fa era il mio 18esimo compleanno; era tutto pronto e organizzato: cena con gli amici, voglia di divertirsi e di essere spensierati e invece no… verso il primo pomeriggio si presenta puntuale il dolore. Ho provato ad aspettare qualche minuto per vedere se, per un caso fortuito, passasse. Niente da fare. Allora ho preso l’Oki, il dolore si era affievolito un po’, ma per tutta la sera ho avuto quel ronzio costante in testa che ovviamente mi ha impedito di godermi appieno la serata.
C’è poi un’altra cosa che mi fa davvero rabbia: il fatto che tante persone non comprendono appieno l’entità del problema, il dolore, il disagio e lo stress che provoca. Anzi, la maggior parte di loro minimizza pensando che venga usato come scusa o come pretesto perché si ha poca voglia di fare.
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